Ecco come Vanna è guarita dal “dito a scatto” nonostante l’errore del chirurgo

di | 28 Settembre 2018

La mano è una parte del corpo molto particolare perché viene messa sotto stress anche in persone che non fanno lavori manualmente pesanti.

Visto che come ti ho ricordato più volte, è la tua storia che influisce su sul tuo dolore attuale, questo tipo di problemi possono essere frequenti tanto in un commercialista quanto in uno scaricatore di porto.

Polso e dita possono essere un simpatico bersaglio per dolori vari e problematiche alle quali viene spesso data errata interpretazione, come ti ho già spiegato in altri articoli precedenti di questo Blog.

In particolare negli ultimi mesi, uno dei problemi che mi sono ritrovato a dover trattare, è il dito a scatto, una vera croce per molte persone.

Si tratta di una disfunzione che colpisce in particolare i tendini che muovono le dita.

Ma in cosa consiste precisamente questo problema?

Bene, considera i tuoi tendini come dei cavi che collegano il muscolo alle ossa.

Nella mano i tendini sono molto lunghi perché il muscolo è posizionato nell’avambraccio (tra gomito e polso per capirci).

Lungo tutta questa loro lunghezza, per impedire che saltino letteralmente fuori dalla mano, madre natura ha creato degli anelli che avvolgono il tendine e lo fissano alle falangi della mano.

Praticamente un hot dog dove il tendine è il salsicciotto e l’anello è il pane.

C’è almeno un anello per articolazione della falange, ma sono anche di più.

In più, la carissima madre natura ha voluto proteggere ancora di più il tuo prezioso tendine regalandogli una guaina che lo protegge e lo avvolge per tutta la sua lunghezza… e qui casca l’asino.

Se c’è un qualsiasi problema che infiamma il tendine o la guaina, questa si gonfia formando una specie di palloncino o un nodulo, che può rimane intrappolato tra due degli anelli descritti prima.

Perciò quando attivi un muscolo e quindi il tendine per piegare il dito, il palloncino si blocca.

Come fai allora a sbloccarlo?

Semplice, essendo comunque un po morbido, basta forzare un po e lui passa sotto.

E’ questo sforzo per far passare il palloncino sotto un anello troppo piccolo che crea lo scatto.

Detto questo ci sono tanti medici che propongono di operare.

Tralasciando il fatto che opererebbero qualsiasi cosa, la domanda è: serve veramente operare? E’ veramente una soluzione efficace?

L’operazione consiste nel tagliare l’anello che ferma il tendine, liberando il palloncino che può tornare a muoversi dove vuole.

Il problema è che questo meccanismo del palloncino che si incastra tra gli anelli, è stato comunque creato da qualcosa, e non nasce dal nulla.

Dunque che senso ha trattare chirurgicamente un sintomo?

Lo scatto è solo l’ultima di una serie di conseguenze concatenate, che hanno però una causa.

Perché operare quando si potrebbe trovare e rimuovere la causa senza trattamenti invasivi e con risultati ancora migliori?

Calcola anche un’altra cosa: le cicatrici, soprattutto quelle che fanno molte aderenze, sono terribili nel creare tensione e quindi dolore.

Specialmente nella mano, dove c’è già poca ciccia di suo, le cicatrici potrebbero essere catastrofiche e creare aderenze devastanti.

E non importa quanto siano grandi o profonde, nella mano, anche la più piccola cicatrice crea tanto casino.

Quindi già hai un problema su quel tendine…e per curartelo cosa fanno?

NE CREANO UN ALTRO.

Certo… il tuo dito a scatto probabilmente (sempre con un bel punto di domanda) migliora, ma quello che non sai è che potrebbe riformarsi!

O peggio l’operazione potrebbe creare o sviluppare altri dolori, anche altrove.

Ti faccio un esempio pratico.

Vanna è una signora in pensione ma molto attiva nella vita quotidiana, deve spesso assistere al mamma malata.

Purtroppo nell’ultimo periodo si è presentato questo brutto problema, il dito a scatto, che le impedisce di fare quello che vuole ma soprattutto di aiutare a pieno la mamma.

Per quello che fa nella sua vita quotidiana dice di poter anche aspettare, ma le difficoltà della mamma non aspettano nessuno.

Come puoi capire da solo, spesso la necessità di risolvere velocemente e definitivamente un problema non altera solo la tua vita, ma può coinvolgere anche gli altri.

Nel caso di Vanna, il dito incriminato che le impediva di assistere la madere, é l’anulare della mano sinistra.

Ogni mattina quando si sveglia la mano è informicolata e il dito scatta moltissimo.

Tutti si sono sempre concentrati a fare massaggi, tecar, macchinette varie alla mano o al dito, con risultati scarsi, perché tutte queste terapie aggrediscono solo un sintomo.

Ma facendo le domande giuste…si scopre che 20 anni prima Vanna aveva subito un incidente, che le ha causato un bel trauma da colpo di frusta al collo.

Recentemente è stata operata anche per il tunnel carpale, e da lì la situazione ha cominciato a degenerare fino a far bloccare il dito.

Quindi abbiamo 2 cause traumatiche che potrebbero giustificare il dito a scatto: il colpo di frusta e l’operazione per il tunnel carpale.

Il punto cruciale di tutto questa storia però, è che probabilmente il tunnel carpale è stato causato dal colpo di frusta!

Questo ti dovrebbe far riflettere, perché probabilmente, senza l’inutile operazione al tunnel carpale, il dito a scatto di Vanna non sarebbe mai venuto fuori.

Non c’è mai stato un trauma diretto sulla zona del polso, e quindi quel tunnel carpale è solo una conseguenza del colpo di frusta (se ti interessa capire meglio perché faccio questa affermazione, e con quale meccanismo i traumi di ieri creino il dolore di oggi, ne parlo abbondantemente nel mio libro “Ciao Ciao dolore in 27 minuti”)!

Trattare la Fascia di quel collo probabilmente avrebbe fatto sparire il tunnel carpale, senza necessità di operare.

E invece no.

Vanna si è fidata di quel che diceva il chirurgo, si è operata, ma questo non ha fatto altro che peggiorare la situazione generando il dito a scatto.

Ecco cosa intendo quando dico che quando si va ad operare un sintomo, si peggiora solo la situazione e si vanno a generare nuovi problemi e dolori!

Per Vanna fortunatamente sbloccando alcuni punti piuttosto dolorosi del collo e del polso, già alla fine della prima seduta il dito ha cominciato ad essere meno scattoso e meno doloroso.

Poi con le altre 2 sedute rimanenti il dito si è sbloccato definitivamente.

Una cosa voglio che sia chiara però, e non mi nasconderò su questo punto.

Per ottenere questo risultato, Vanna ha dovuto soffrire parecchio, soprattutto per sbloccare certi punti del collo che erano lì da 20 anni a creare sempre più problemi.

Tuttavia, sarebbe stato meno doloroso se avessimo trattato il collo colpito da colpo di frusta prima che si operasse al polso.

Fortunatamente Vanna, grazie al trattamento Fasciale, ha agevolato molto la propria vita, potendosi curare ma avendo comunque il tempo necessario per assistere la madre.

Si impiega relativamente poco tempo, per il paziente, perché con solo 3 sedute totali, ognuna della durata di mezz’ora, da fare 1 a settimana, si possono ottenere guarigioni complete come quella di Vanna.

Tutto questo non è magia o miracolo.

E’ possibile grazie allo studio preciso al millimetro della persona, e che considera tutte le variabili in gioco.

Senza aver prima compreso che colpo di frusta, tunnel carpale, e dito a scatto erano tutti collegati, e che in realtà erano un unico problema, una guarigione del genere non sarebbe mai potuta avvenire.

Chiaramente, trovare il primo anello della catena che ha generato il dolore, permette di eliminare il dolore molto più in fretta rispetto ad agire solamente sul sintomo finale.

E’ questa la chiave, il segreto della velocità con cui il dolore viene eliminato e il poco tempo da dover impiegare per guarire.

Perciò l’accorciamento dei tempi di guarigione deriva da questo.

Dallo scegliere correttamente dove mettere le mani una volta capita la causa.

In questo caso, se avessi conosciuto Vanna ancor prima di operarsi al tunnel carpale, si sarebbe evitata un’operazione inutile, e che anzi ha peggiorato la situazione creando il dito a scatto.

Quindi, in caso tu abbia questo tipo di problema, non perdere tempo con terapie che si limitano ad alleviare il dolore, e che non vanno a lavorare sulla vera causa del problema.

Peggio di questo c’è solo scegliere di operare un dolore che è solo una conseguenza di qualcos’altro.

Perciò ricordati: per capire la causa del dolore per poterlo poi sbloccare ed eliminare, il primo passo è SEMPRE la Mappatura delle Cause.

Senza questo tipo di visita iniziale, si rischia di prendere degli abbagli e trattare solo un sintomo, e non la vera causa.

Alla prossima!

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